La proposta di Richard Plugge: “Corridori in gara sempre con lo stesso numero, aiuto per il pubblico e stimolo per la vendita delle maglie”
Dal punto di vista televisivo, ma spesso anche per chi vive le corse sulle strade, la riconoscibilità di un corridore rispetto a un altro è un aspetto spesso complicato. Fra caschi, occhiali e riprese tv che, per tanti motivi, non possono sempre essere fatte da posizioni ideali, è facile confondere un atleta rispetto a un altro, magari in fasi topiche della gara. Già in passato si era pensato a come ovviare a questo problema e qualche squadra ha anche messo – in stile calcistico – i nomi dei propri corridori sulle magliette (con caratteri non particolarmente grandi, in realtà). Ora, a riportare il tema d’attualità è Richard Plugge, il manager della Jumbo-Visma.
“A causa del casco e degli occhiali protettivi, i corridori sono difficili da riconoscere – le parole del dirigente della squadra di Tom Dumoulin e Primož Roglič riportate da Ad – Il casco, però, di certo non possiamo toglierlo e gli occhiali raramente possono essere tolti dai corridori. A questo punto, utilizzare sempre lo stesso numero potrebbe rendere più facile capire quale sia il ciclista inquadrato durante le riprese delle corse”.
Plugge ha fatto un paragone con la Formula 1: “Le persone non riconoscono Max Verstappen quando indossa il casco (anche se, normalmente, i piloti di F1 indossano caschi personalizzati – ndr), ma tutti sanno che la sua auto è quella con il numero 33. Inoltre, dal lato pratico, questa misura potrebbe avere anche delle conseguenze positive per la vendita delle magliette, dal momento che gli appassionati potrebbero così mostrare la loro preferenza per quello o per quell’altro corridore”.
Il neerlandese sostiene che non si debba necessariamente utilizzare numeri diversi per ciascuna squadra. “Tutti sono in grado di distinguere le diverse maglie. Quindi, all’interno della singola squadra si potrebbero dare numeri fissi per tutta la stagione: così, Chris Froome avrebbe l’1 per il Team INEOS e Primož Roglič lo avrebbe per noi. Mettere un numero grande sulla schiena in stile calcio? Secondo le regole dell’UCI è obbligatorio che i numeri vengano definiti dall’organizzazione della singola corsa. In più, gli organizzatori vendono lo spazio sui dorsali agli sponsor. Per me – chiude Plugge – è strano che vengano ancora usati dorsali o pettorali che possono staccarsi o comunque sventolare, magari in uno sport in cui un centesimo di secondo può fare la differenza”.
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